Era il 2009, Facebook esisteva solo da un lustro, io ero un web designer senza barba e nel mondo dell’internet i siti a flash iniziavano il loro spietato declino. Ma in quel primordiale magma mediatico circolava già da qualche anno un libro che avrebbe cambiato per sempre il mio modo di lavorare sui siti: Web Usability 2.0, di Jakob Nielsen. È tuttora il primo libro che consiglio ai miei corsi di Web Design.
E oggi, su questo mio diario digitale voglio narrarti di una delle tante battaglie che quel libro mi ha insegnato a portare avanti: l’uso (scorretto) dell’attributo target="_blank"
nei link esterni (perché nei link interni, dai, su, non c’è nemmeno bisogno di discuterne).
Proprio pochi giorni fa ho avuto sull’argomento una piccola discussione “formale” con un collega:
Quel giorno stesso, tornato a casa da un un lungo giro nel fango in cui ho forato per ben 3 volte, ho sentito la necessità di rimettermi in discussione. E non solo sui giri che scelgo, dovevo scoprire se le cose attorno a target="_blank"
fossero cambiate. Così mi sono messo a leggere articoli su articoli, a spulciare nei forum e ho capito che sì, le acque s’erano mosse. Ma non più di tanto.
Quindi, se vuoi la risposta veloce, cioè se vuoi sapere se target="_blank"
nei link è conveniente usarlo, il mio parere è no.
Se invece vuoi quella lunga e completa, caro amico, allora aggrappati alla maniglia del tram e leggiti tutto questo mio lungo post.
target="_blank"
dei link?Ti hanno detto è cool, che lo usano tutti e persino le web agency più fiche, ma ancora non sai cos’è. Ebbene, quando aggiungi l’attributo target="_blank"
all’interno di un link, quel link si aprirà in una nuova scheda o finestra del browser.
Si fa così:
<a href="#" target="_blank">testo del link</a>
Non c’è molto altro da dire. Forse.
target="_blank"
è immorale?Molti (e io con loro) pensano sia giusto lasciar scegliere all’utente se aprire o meno una nuova finestra del browser: tanto è facile, si fa cliccando sul link col tasto destro del mouse o premendo per un po’ lo schermo del cellulare. Però c’è chi osserva, e non a torto, che molte persone queste funzionalità non le conoscono e che quindi di vera scelta in realtà non si tratta: gli utenti vanno semplicemente dove noi li guidiamo. Aggiungono, costoro, che anche la decisione di aprire un nuovo sito sulla stessa pagina di prima crea confusione: se l’utente chiude la scheda, infatti, non può più tornare indietro.
Lo dirò in francese: quest’ultima per me è proprio una cagata pazzesca.
E ti dico perché (e anche Nielsen già secoli fa la contava così): a grandi linee, nel web gli “internauti” si suddividono in due categorie:
Insomma, a nessuno di questi la scelta di target="_blank"
pare migliorare la vita. E se ti terrorizza l’idea che l’utente lasciato il tuo sito non torni più indietro, allora fai in modo che valga la pena tornarci, lavora sul contenuto. Non è nemmeno detto che dopo aver fatto i suoi comodi dall’altra parte farà sicuro dietrofront per venire da te.
Inoltre…
Google afferma in questo post che:
The target="_blank"
link attribute is risky and opens a website to security and performance issues.
Questo perché la nuova pagina che si apre può eseguire gli stessi processi della tua (rimasta aperta), e se tale pagina fa frullare un sacco di JavaScript, la performance del tuo sito ne risentirà con lei.
in più, sempre questa nuova pagina avrebbe piena libertà di accesso al tuo window object
(l’oggetto globale di JavaScript) attraverso la proprietà window.opener
, cosa che, se fatta intenzionalmente, può risultare maligna per il tuo sito.
Google suggerisce quindi di aggiungere per ogni target="_blank"
almeno un attributo rel="noopener"
o rel="noreferrer"
(anche se il primo in realtà Chromium lo infila in automatico dalla versione 88 vicino a ogni target="_blank"
che incontra).
Cosa fanno? Il rel="noopener"
impedisce al nuovo sito che hai aperto di avere accesso alla tua pagina originale. Il rel="noreferrer"
è uguale, ma in più non rilascia alla pagina esterna alcun tipo di informazione proveniente dalla tua (perché il referer
header è precluso).
“Okay, Mattia. Adesso sì, mi hai convinto. Usabilità, sicurezza. Tutto giustissimo, però a livello SEO? Il target="_blank"
non è meglio, non è più cool per il mio bounce rate?”
Bounce rate e colesterolo: due cose che è meglio tenere basse, vero. Ma…
target="_blank"
e SEO: fa bene al mio bounce rate?Sei un osso duro, stavolta mi hai proprio messo alle strette.
Ma partiamo dalle basi. Dicesi bounce rate la percentuale di visitatori che lasciano il tuo sito dopo aver visualizzato una sola pagina, senza interagire o andare oltre. “Quindi, se la mia pagina rimane aperta più tempo, più basso sarà il mio bounce rate. La mitraglio di target="_blank"
e il gioco è fatto” ti sento dire.
Ma ragiona: dal momento che un click sulla tua pagina, interno o esterno che sia, rappresenta comunque una interazione, perché tirare in ballo il bounce rate?
E poi vuoi farmi credere che manipolare l’HTML di un povero tag <a>
metterebbe in crisi i divini algoritmi di Google?
Prova a leggerti questa discussione a riguardo, o se non basta fidati di John Mueller (Google) che tempo fa ha scritto:
Metto anche lo screenshot, così puoi rimanere sul mio sito e io mantengo basso il mio bounce rate:
Per concludere, fai come vuoi con ‘sto target="_blank"
. Io non lo uso, ma anche generalizzare è sbagliato: se dopo attenta analisi credi che il tuo target di utenti ne beneficerebbe, sfruttalo pure.
Nielsen stesso (ormai quasi septuagenario) ammette in un articolo che oggi la pensa un po’ diversamente. Dice addirittura che ci sono casi (molto specifici, però) in cui il target="_blank"
non solo è lecito, ma è pure consigliato.
In generale, aggiunge, vale sempre la regola:
Carefully examine the user’s context, task at hand, and next steps when deciding whether to open links to documents and external sites in the same or a new browser tab.
Utente, contesto e obiettivo. La solita pappa.
Io sono ancora convinto che sia statisticamente più problematico usarlo che non ma, come dicevano dei famosi: the choice is yours. target="_blank"
è un’arma, e come tale va usata con giudizio.
Tu, però. Io ancora no.
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© 2023 Mattia Frigeri
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